Grazie a una sabbiera dallo sfondo blu, a qualche manciata di sabbia fine e a miniature colorate è possibile rappresentare il proprio mondo interiore. Questo lavoro espressivo permette di rafforzare le proprie risorse e di elaborare esperienze negative o anche traumatiche. Si rivolge alle forze di autoregolazione proprie ad ogni essere umano e dunque presenti anche in ragazzi e bambini. La psiche ha una tendenza all'autoregolazione, produce autonomamente immagini e processi di immagine per compensare lo squilibrio che c'è tra conscio e inconscio.
L’obbiettivo è dunque offrire sostegno terapeutico a bambini e ragazzi (5-15 anni) che non se lo possono permettere, formando dei volontari che non sono (necessariamente) terapeuti. Come in alcuni approcci di arteterapia, in questo metodo non si ricorre alla verbalizzazione. Il Sandwork Espressivo è dunque transculturale: dal 2007 ad oggi i progetti si sono estesi in 10 paesi appartenenti a quattro continenti.
La dott.ssa Eva Pattis, psicanalista junghiana per adulti e bambini, ha fondato questo metodo basandosi sulla Psicologia Analitica di
C.G. Jung e sulla Sandplay Therapy sviluppata dall’allieva junghiana
Dora Kalff ispirata a sua volta dalla pediatria londinese
Margaret Lowenfeld.
Il Sandwork Espressivo viene applicato in un setting di vari volontari, ognuno con il “proprio” bambino/ragazzo, dunque il gruppo fornisce ulteriore contenimento: offre quella sicurezza che è necessaria per sentirsi liberi di giocare.
Per ulteriori informazioni sull'approccio consultare le
FAQ e le
pubblicazioni. Per consultare l'elenco dei paesi e iscriversi alle nostre iniziative si veda la sezione
contatti.
Il Sandwork Espressivo è stato applicato aiutando bambini e ragazzi in diverse situazioni di difficoltà. A causa della nascita di nuovi progetti, questo elenco potrebbe non essere completo; tuttavia contiene già un’enorme sofferenza, chiediamo dunque di leggerlo con delicatezza.
Il Sandwork Espressivo ha aiutato bambini e/o ragazzi nelle seguenti situazioni: